Grassi buoni vs grassi cattivi: guida pratica alla lettura delle etichette alimentari
Nel dibattito su salute e alimentazione, i grassi sono spesso al centro dell’attenzione. Ma non tutti i grassi sono uguali: alcuni sono alleati preziosi per il nostro organismo, altri invece possono danneggiarlo se consumati con regolarità. E il supermercato, con i suoi scaffali pieni di prodotti colorati e invitanti, è il campo di battaglia quotidiano dove scegliere consapevolmente. Come distinguere grassi buoni da quelli cattivi leggendo l'etichetta?
⚖️ Cosa sono i grassi “buoni” e “cattivi”?
Grassi buoni (insaturi): comprendono i monoinsaturi (come l'acido oleico dell’olio extravergine di oliva) e i polinsaturi, come gli omega-3 e omega-6. Sono utili per:
- mantenere sano il sistema cardiovascolare
- regolare il colesterolo
- ridurre l'infiammazione
Grassi cattivi (saturi e trans): in particolare i grassi trans artificiali sono nocivi. I saturi, se in eccesso, possono aumentare il colesterolo LDL ("cattivo").
🛒 Dove si trovano nei prodotti comuni?
Quando si parla di grassi, è fondamentale capire dove si nascondono quelli buoni e quali prodotti, invece, ne contengono di dannosi per la salute. Ecco una carrellata di alimenti comuni, per imparare a riconoscerli a colpo d’occhio:
Iniziamo dagli alleati della salute: la frutta secca, i semi oleosi (come lino, chia, sesamo) e l’olio extravergine d’oliva sono fonti eccellenti di grassi insaturi, utili per cuore e cervello. Nessuna traccia di grassi cattivi qui: sono alimenti da consumare con moderazione, ma regolarmente.
Di tutt’altra natura sono invece le merendine e gli snack industriali: spesso contengono una miscela di grassi saturi e, nei casi peggiori, grassi trans. Questi ultimi sono tra i peggiori per la salute cardiovascolare. Anche quando sulla confezione compaiono diciture come "senza olio di palma", la presenza di grassi raffinati o idrogenati resta un problema.
Simile discorso per la margarina vegetale non biologica, soprattutto se economica: in molte versioni si usano ancora grassi trans o processi industriali che alterano la struttura degli oli vegetali, rendendoli dannosi.
Il pesce azzurro, come sgombro, acciughe e salmone, è invece una fonte pregiata di grassi polinsaturi, in particolare omega-3, noti per la loro azione protettiva contro infiammazioni e malattie croniche. Nessuna ombra di grassi nocivi, se cucinato in modo semplice.
Lo yogurt bianco intero, se naturale e senza zuccheri aggiunti, contiene solo una piccola quota di grassi saturi naturalmente presenti nel latte, ed è generalmente ben tollerato, anzi, benefico. Tuttavia, attenzione alle versioni “golose”, arricchite con panna, creme o zuccheri: qui i grassi cattivi possono fare capolino.
Infine, un classico della dispensa: i biscotti confezionati. Anche quelli “frollini della nonna” o “light” possono contenere oli vegetali non specificati, burro in eccesso o margarine, rendendoli fonti frequenti di grassi saturi e talvolta trans.
🔍 Etichette nutrizionali: 5 trucchi per riconoscere i grassi cattivi
Quando compriamo un prodotto confezionato, una delle prime cose da controllare è l’etichetta nutrizionale. Ma come si fa a capire se contiene grassi buoni o grassi nocivi? Ecco 5 semplici regole per non farsi ingannare e scegliere con più consapevolezza:
1. Controlla la voce “grassi di cui saturi”
È un'indicazione fondamentale. Se i grassi saturi rappresentano più del 30-40% del totale dei grassi, è un campanello d’allarme.
Per esempio: se un prodotto ha 10 g di grassi totali, e di questi 6 g sono saturi, significa che la percentuale è molto alta — meglio lasciarlo sullo scaffale o consumarlo raramente.
2. Occhio alla dicitura generica “oli vegetali”
Quando sull’etichetta compare solo “oli vegetali” senza specificare quali, è bene essere diffidenti: spesso si tratta di oli raffinati di bassa qualità, usati per motivi industriali e poco salutari.
Al contrario, è un buon segno se vengono specificati oli come olio extravergine d’oliva, olio di girasole alto oleico o olio di lino, tutti ricchi di grassi insaturi benefici.
3. Evita la scritta “grassi vegetali idrogenati”
Questa dicitura nasconde la presenza di grassi trans artificiali, tra i più dannosi per la salute cardiovascolare. Anche se in alcuni Paesi sono vietati, in altri (compresa l’Italia, con alcune eccezioni) possono ancora trovarsi in snack, cracker, merendine e margarine economiche.
4. Non fidarti della frase “senza grassi idrogenati”
Sembra rassicurante, ma non è sempre una garanzia. Alcune aziende sostituiscono i grassi trans con grandi quantità di grassi saturi come olio di cocco, burro o panna, che se usati in eccesso non sono molto meglio. Per questo è importante leggere sempre i valori nutrizionali oltre alle scritte “pubblicitarie”.
5. Cerca l’equilibrio tra grassi, fibre e zuccheri
I grassi buoni si trovano spesso in alimenti naturalmente ricchi di fibre, come frutta secca, semi, avena. Se invece un prodotto contiene molti grassi e molti zuccheri, è probabile che sia un cibo ultra-processato da limitare il più possibile.
💡 Conclusione: allenare l'occhio alla qualità
Capire se un grasso è buono o cattivo non è solo una questione scientifica, ma anche pratica. Imparare a leggere l’etichetta significa difendere ogni giorno la nostra salute, scegliendo con consapevolezza tra mille proposte. Bastano pochi secondi davanti a uno scaffale per fare la differenza.
📌 Consiglio bonus
Quando fai la spesa, prova questa regola:
“Se un prodotto ha meno di 5 ingredienti e non contiene grassi non specificati, è più probabile che contenga solo grassi buoni.”

gourmet
Data di inserimento 30 giu 2025
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